Erano le 14 e 30 del 23 gennaio 2016 quando due uomini bussarono all’abitazione a piano terra di Rocco Dedda in via Capitanata, rione Candelaro di Foggia. L’uomo aprì la porta ai killer e in pochi attimi venne trucidato con alcuni colpi di pistola sull’uscio di casa sua. Poi gli assassini si dileguarono, bruciando lo scooter al Villaggio Artigiani e allontanandosi a piedi dopo essersi liberati dei caschi. Ma i due furono immortalati dalle telecamere della videosorveglianza. Due anni dopo, però, non sono ancora stati identificati. La polizia chiese alla stampa di diffondere le immagini nella speranza che qualche cittadino potesse fornire elementi utili alle forze dell’ordine. Non è successo.
Uno degli omicidi più cruenti dell’ultima guerra di mafia a Foggia tra i clan Sinesi-Francavilla (di cui Dedda risultava far parte) e i Moretti-Pellegrino-Lanza è ancora avvolto nel mistero. Eppure qualcosa nelle aule giudiziarie comincia a muoversi. Dopo le rivelazioni di Alfonso Capotosto, ultimo pentito foggiano, un tempo braccio destro di Pasquale Moretti, ora è la volta di un malavitoso di Altamura fornire imbeccate agli investigatori.
Il collaboratore di giustizia, Pietro Antonio Nuzzi, 35 anni, ha spiegato ai pm di aver ottenuto importanti informazioni mentre era detenuto nel carcere di Foggia. Dettagli piuttosto specifici sull’omicidio Dedda. Nuzzi avrebbe spiegato e poi verbalizzato che un esponente del clan Moretti, in cella con lui, riconobbe uno dei killer guardando le immagini diffuse dalla polizia alla TV. “Il mio compagno di cella, saltando e ridendo, disse: quello è (nome del presunto assassino, vicino al clan Moretti). Strano che non l’hanno riconosciuto. Come mai non lo arrestano”. Il compagno di cella di Nuzzi avrebbe riconosciuto la persona più esile delle due apparse nel video. L’altro non riuscì a riconoscerlo. Ma di quello più magro “era convinto al 101 per cento. Anche dalla camminata. Oh, si vede tale e quale”. Eppure ad oggi non si è ancora proceduto ad alcun arresto. Le indagini della polizia continuano senza sosta da oltre due anni.







Le carte di “Rodolfo”: per Dedda una fine annunciata?
Il nome di Rocco Dedda (alias “Tempo Zero” e “Sombrero”) è nella recente lista di vittime della guerra di mafia a Foggia, scatenata, da un lato, dalla batteria dei Sinesi-Francavilla della quale “Sombrero” faceva parte, dall’altro lato dai Moretti-Pellegrino-Lanza. Il nome di Dedda spunta più volte nelle 280 pagine dell’ordinanza “Rodolfo” in quanto era incaricato di ritirare la tangente dall’imprenditore della Cereal Sud, Franco Curcelli. E questo dava molto fastidio ai boss rivali Rocco Moretti detto “il porco” e Vincenzo Antonio Pellegrino detto “Capantica” o “Enzino”. Sì perché questi ultimi pretendevano di “strappare” l’imprenditore alla “concorrenza” ottenendo favori e, soprattutto, soldi in via esclusiva. Alla fine si creò un consorzio chiamato “La Nuova Italia” dal quale entrambe le batterie criminali potevano attingere trasformando in lecito l’illecito.
Intercettazione: Franco Curcelli parla alla sua dipendente Assunta detta Claudia Giampietro: “…fammi capire com’è?… che cosa? (recita le parole di Pellegrino, ndr)… Enzì… io già tengo un consorzio che ne devo pagare ancora un altro?… ma di che consorzio stai parlando?… se è quel consorzio che sto pensando io tu non devi più niente a nessuno (dice riportando ancora le frasi di Pellegrino, ndr)… a nessuno!… eh Rocco (Dedda, ndr)? Mo te lo dico mo… niente più a nessuno! Perchè poi se lo so poi, poi hai visto, poi… già iniziava a non parlare più (intende dire che Enzino Pellegrino si è molto alterato con Dedda ordinandogli di non prendere più la tangente estorsiva da Curcelli per conto dei Francavilla, ndr). Già se ne era andato di testa…”
Giampietro: Secondo me si deve far male Rocco in questa situazione
Curcelli: Che me ne strafrega a me
Giampietro: Perché quelli là adesso si sfiammano (si arrabbiano, ndr)… sicuro
Curcelli: Non possono sfiammare… non possono fare niente
Giampietro: Se la prendono con Rocco
Curcelli: Le regole sono quelle
Giampietro: Quali regole… se la prendono con Rocco
Fu proprio l’intervento di Pellegrino a frenare le attività di Rocco Dedda scatenando l’ira di Emiliano Francavilla, deciso a ripristinare quanto prima il pagamento delle tangenti al proprio clan. “Rocco sta cacato sotto… – dice Curcelli alla Giampietro in un’altra intercettazione -. Il messaggio è stato chiaro e forte… Emiliano ha detto a Rocco: Ti levo da mezzo”.
La settima guerra di mafia a Foggia
Il via “alle danze” risale all’autunno del 2015, quando riesplose lo scontro tra Sinesi-Francavilla e Moretti-Pellegrino-Lanza per il “controllo del territorio”.
13 settembre 2015: agguato a Mario Piscopia, 35enne vicino ai Moretti. Ferito mentre rincasava a bordo di un motorino. In due gli spararono in via Manfredonia ma se la cavò.
17 ottobre 2015: agguato sulla circumvallazione ai danni di Vito Bruno Lanza, “u lepre” 62 anni, uno dei capi della batteria Moretti-Pellegrino-Lanza. Lanza fu sorpreso da tre killer che esplosero colpi da una Golf. Il boss era invece a bordo di una utilitaria. Rimase ferito ma evitò la morte. Per quell’agguato furono arrestate due persone: Luigi Biscotti, 40enne nipote del capo-clan Roberto Sinesi detto “lo zio” e Ciro Spinelli, 29 anni, anche lui ritenuto dagli inquirenti appartenente ai Sinesi.
21 novembre 2015: attorno alle 17 in via della Repubblica, Mimmo Falco, 31enne vicino ai Sinesi-Francavilla fu colpito alla schiena da 4 pistolettate ma riuscì a scampare alla morte.
7 gennaio 2016: gambizzato in via Petrucci (rione Candelaro) Michele Bruno, 35enne del clan Moretti.
23 gennaio 2016: alle 14 e 30 in via Capitanata trovò la morte Rocco Dedda sull’uscio della sua abitazione. Responsabili dell’agguato due persone con caschi integrali, giunti sul posto della sparatoria a bordo di una moto.
6 settembre 2016: eclatante agguato al boss Roberto Sinesi, ferito al petto da un colpo d’arma da fuoco. Con lui in auto, la figlia e il nipotino, anche quest’ultimo ferito. L’agguato al rione Candelaro, nel primo pomeriggio. Ben 20 i colpi esplosi da pistole e mitragliette. Bimbo e boss se la cavarono. Sinesi riuscì a superare un delicato intervento chirurgico.
29 ottobre 2016: mattanza nel bar H24 di via San Severo attorno alle 15 e 30. Killer uccisero il 21enne Roberto Tizzano e ferirono l’amico, Roberto Bruno, entrambi vicini ai Moretti. Un terzo soggetto, Giuseppe Albanese, scampò all’agguato. Tra il dicembre 2017 e l’estate 2018, la polizia riuscì ad arrestare i presunti esecutori e mandanti di quell’agguato. Tutti uomini del clan Sinesi-Francavilla, tra i quali Francesco Sinesi, figlio del capomafia Roberto.
Va detto che attualmente sono in cella tutti i maggiori boss dei due clan: ovvero Roberto Sinesi, suo figlio Francesco, Emiliano e Antonello Francavilla, Rocco Moretti e suo figlio Pasquale e infine Vincenzo Antonio Pellegrino.