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Mafia del Tavoliere, Dia: “Situazione aggravata a San Severo. A Cerignola aumentano gli affiliati”

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L'ultimo fatto di sangue a San Severo, l'omicidio Lombardozzi

Cerignola e San Severo, due tra le realtà più a rischio della provincia di Foggia sul fronte criminalità. A confermarlo l'ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, quella relativa al secondo semestre del 2016. “La criminalità cerignolana - si legge - si conferma, anche in questo semestre, tra le più dinamiche della Regione nel traffico di stupefacenti, grazie alla capacità di disporre di molteplici canali di approvvigionamento, sia nazionali che esteri”.

Nel periodo in esame si è registrato un forte interesse dei gruppi dell’area per il mercato degli stupefacenti, come dimostra il consistente numero di piantagioni di cannabis scoperte, in particolar modo nell’area del basso ed alto Tavoliere.

Lo scenario criminale di San Severo, a differenza del recente passato in cui era caratterizzato da una pluralità di gruppi autonomi coesistenti (Testa-Bredice, Russi, Palumbo, Salvatore ex Campanaro e Nardino), risente attualmente degli effetti del riassetto che ha investito la criminalità organizzata e che ne starebbe rideterminando gli equilibri interni.

Gli episodi di sangue avvenuti nel semestre a San Severo forniscono lo spaccato del contesto delinquenziale della città, denotando un aggravamento della situazione del territorio in esame. In prospettiva, le delicate e contingenti fasi che stanno attraversando le organizzazioni mafiose sanseveresi e foggiane potrebbero accentuarne le contrapposizioni interne.

Nel settore degli stupefacenti, la città di San Severo si conferma crocevia per l’approvvigionamento nell’area dell’alto Tavoliere. Allo stesso tempo, il rinvenimento di 50 chilogrammi di marijuana abbandonati sulla spiaggia di Lesina, fa ragionevolmente ritenere che le coste dell’alto Tavoliere continuino ad essere interessate da sbarchi di droga".

Assalto avvenuto in pieno centro a Cerignola nei pressi di una banca

"Altra criticità potrebbe derivare dall’ingerenza della criminalità sanseverese nei comuni di Torremaggiore, Poggio Imperiale, Apricena e Sannicandro Garganico. In tale area, infatti, si registra la presenza di gruppi legati alla malavita di San Severo, come i Di Summa, i Ferrelli e i Russi, attivi nel racket delle estorsioni e negli stupefacenti (solo qualche settimana fa sono stati uccisi due soggetti vicini ai Ferrelli, ndr). Da segnalare come proprio nei confronti di un pregiudicato ritenuto contiguo all’organizzazione criminale dei Russi, la D.I.A. di Bari abbia eseguito, nel mese di ottobre 2016, una confisca immobiliare". Secondo la Dia, "il frastagliato quadro macro-criminale dell’area favorisce, peraltro, una criminalità predatoria, anche di matrice straniera, sempre più pericolosa e attiva.

Nel territorio di Lucera, la disgregazione dei clan storici, dovuta agli esiti processuali delle inchieste Svevia e Tornado, ha dato vita, nel tempo, a piccoli gruppi, non meglio strutturati e composti in gran misura da giovanissimi, dediti alla commissione di reati predatori ed allo spaccio di sostanze stupefacenti".

E torniamo al basso Tavoliere dove la realtà criminale più strutturata e solida si conferma quella di Cerignola, i cui punti di forza vanno ricercati nel radicamento sul territorio, nella capacità di diversificare le attività illecite da cui attingere risorse finanziarie e dal consistente numero di affiliati.

Tali fattori appaiono strettamente correlati alla presenza radicata nel tempo di due organizzazioni mafiose, i Di Tommaso e i Piarulli-FerraroLa perdurante non belligeranza dei citati gruppi e l’operare sotto traccia "ha indubbiamente favorito la criminalità locale nella strategia di ricercare insospettabili prestanome per schermare e riciclare i proventi illeciti".

È con questa consapevolezza che, anche sul territorio in esame, è stata intensificata l’attività di contrasto patrimoniale della Dia che, nel mese di ottobre, proprio a Cerignola, ha eseguito la confisca di beni immobili, per un valore complessivo di circa 130 mila euro, nella disponibilità di un elemento di spicco del menzionato clan Piarulli-Ferraro. Lo stesso era stato già condannato per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata, tra l’altro, al traffico internazionale di stupefacenti, in quanto inserito in un sodalizio attivo tra Cerignola e le province di Foggia, Barletta, Andria e Trani.

Non a caso, nel settore degli stupefacenti, la criminalità cerignolana si conferma tra le più dinamiche della Regione, anche grazie alla capacità di disporre di molteplici canali di approvvigionamento, sia nazionali che esteri. Non appaiono, inoltre, trascurabili le rapine agli autoarticolati e gli assalti ai bancomat e portavalori, commessi anche fuori Regione e spesso attuati con tecniche militari.

"Un ulteriore ambito di interesse della locale criminalità - si evidenzia nella relazione - è quello degli illeciti ambientali. Anche su questo fronte, l’azione di contrasto della Dia di Bari è stata particolarmente incisiva, tanto da arrivare, nel mese di ottobre, al sequestro del patrimonio, per un valore di 5,3 milioni di euro, nei confronti di un soggetto resosi responsabile, tra l’altro, di reati attinenti allo smaltimento illecito di rifiuti e già condannato per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia ambientale. Il provvedimento è stato integrato, nel mese di dicembre, con l’ulteriore sequestro di cinque mezzi agricoli, del valore complessivo di oltre 200 mila euro".


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