La voglia di vendetta di Francesco Sinesi nelle carte dell’inchiesta sull’omicidio di Roberto Tizzano. “Ma loro tengono i figli, mo’ si devono stare attenti”. Il giovane boss pronunciò queste parole il giorno dopo l’agguato al padre Roberto, capomafia della Società Foggiana, vivo per miracolo dopo la sparatoria a Candelaro durante la quale rimase ferito anche il nipotino.
Proprio in risposta a quel fatto di cronaca, Francesco Sinesi avrebbe organizzato - stando alla DDA - la spedizione punitiva del 29 ottobre 2016 al bar H24 di via San Severo quando rimase ucciso Roberto Tizzano, ferito Roberto Bruno e illeso Giuseppe Albanese, per gli investigatori anche quest’ultimo obiettivo dei killer. Tutti soggetti vicini ai Moretti-Pellegrino-Lanza (Bruno è nipote diretto del boss, Vito Lanza detto u’ lepre), in conflitto coi Sinesi già da fine 2015, quando riesplose la guerra di mafia a Foggia.

In alto da sinistra e in senso orario, Albanese, Villani, Francesco Sinesi, Ragno, Cosimo Damiano Sinesi e Gaetano Piserchia
“Francesco Sinesi - scrive il gip Giovanni Abbattista - attribuiva la responsabilità di quanto successo al padre Roberto, agli esponenti del clan avverso, nei cui confronti meditava propositi vendicativi, considerando anche l’eventualità di coinvolgere minori com’era accaduto al malcapitato nipotino”.
Emblematica l’intercettazione del 7 settembre 2016, il giorno successivo all’agguato a Roberto Sinesi. “Eh ma loro tengono i figli - le parole del figlio del capomafia -, mo’ si devono stare attenti pure loro con i figli che tengono se non ce li… (incomprensibile). Mo’ non devono uscire più, stessero attenti, questa ormai è una cosa che non finisce qua, perché qua chiunque sta in mezzo alla strada dice questi hanno fatto a loro mi fanno pure a me”.